Arcangelo Galante
- 11/01/2018 11:35:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Una fluida storia che, nella propria brevità, parla di emozioni, sentimenti, stati danimo, e di ogni intenso sentire e percepire la realtà della protagonista, la quale, pare essere “condannata” a sopportare la solitudine, per mezzo dell’altrui indifferenza. Invero, in lei, regna un incompreso senso di inappagamento, rimasto sordo per quanti non hanno compreso i reali bisogni interiori di Caterina. Cosicché, quella sensazione di vuoto dellio, diviene una vera e propria malattia, che, solo lanima, può eliminare, accettandone, forse, temporaneamente, l’esistenza, poiché facente parte della sua vita, in quel periodo buio, ove, un semplice alzarsi con “la luna storta”, le ha riempito la testa con pensieri tristi e pessimi. C’è da dire che, dinanzi a certe situazioni, non tutti reagiscono nel medesimo modo e che se lei avesse incontrato più attenzione, le cose le sarebbero apparse diverse, meno uggiose e difficili da digerire, mentalmente. Quello che mi ha colpito, leggendo, è la capacità di aver resa indimenticabile la “primavera” di una stagione di cambiamenti d’umore e di rinascita emozionale. Deffetto resta il finale, molto significativo!
|
Jacob l.
- 17/12/2015 16:32:00
[ leggi altri commenti di Jacob l. » ]
Rosa Maria, il tuo racconto è bello così. La disperazione, rabbia, della protagonista è ben mostrata, delineata da quel cinque ripetuto che è certamente più efficace di altre banalità come un litigio con il ragazzo ( ! ) ed altre. Il "cinque" con la mano aperta. Uno schiaffo al proprio io. Ciao
|